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Sognatore Buonista Velleitario Illuso. Ma è davvero così?

Spesso, chi dà messaggi positivi o di incoraggiamento, viene additato come sognatore, o peggio, buonista, velleitario, illuso. Come una persona che in un certo senso vive fuori dalla realtà, oppure, a voler pensar male, come uno che mente. Ma perché c'è questo fastidio? Chiederselo è importante, perché lamentarsi è molto semplice, a volte sembra essere quasi una coccola che spesso ci si scambia vicendevolmente, dandosi tristi pacche sulle spalle, come a dire "E che vuoi fare?"

La lamentela è dannosa per chi la fa e per chi la ascolta, ma, diciamolo, è anche comoda per scrollarsi di dosso la responsabilità per quello che accade fuori e dentro di noi. 

Chi incoraggia,  chi è resiliente e non si arrende di fronte alle difficoltà ci mostra che qualunque sia la situazione in cui troviamo, abbiamo sempre una via d'uscita. Bene - si potrebbe dire - allora dov'è il problema?

Il problema è che, anche se costa ammetterlo, le soluzioni ai problemi non sempre ci piacciono, perché nulla è gratuito in questa vita e, per arrivare a risolverle, le difficoltà ci tocca prima affrontarle e non sempre siamo disposti a farlo. Quante volte restiamo in situazioni spiacevoli senza far nulla, perché, sebbene non ci piacciano, camminiamo su un terreno conosciuto? 

Affrontare i problemi vuol dire spesso uscire fuori da quello che conosciamo, rischiare di percorrere strade ignote e l'ignoto ci fa paura. Restiamo nel nostro guscio, come il criceto nella ruota, perché sebbene siamo stufi di girare a vuoto, sappiamo esattamente quello che ci aspetta, o, almeno, ci illudiamo di saperlo.

Detestiamo la nostra routine, ma non facciamo nulla per rendere le nostre giornate degne di essere vissute, perché ormai è andata così, è la vita, dobbiamo rassegnarci

Ovvio che quando sei radicato/a in questa credenza e improvvisamente ascolti qualcuno che ti racconta un'altra storia, non solo a parole, ma con i fatti. con la sua vita e con le sue scelte differenti, la prima cosa che ti viene da dire è che è folle, che vive fuori dal mondo, oppure che lui (o lei) si può permettere determinate scelte per una serie di contingenze esterne, delle quali tu non puoi godere.

Un vecchio detto napoletano dice "A jatta quanno nun po' arrivà a o'llard dice che fete" (la gatta quando non riesce ad arrivare al lardo dice che puzza). Ma sarà poi così vero che non ci si può arrivare al "lardo"? 

La risposta è no, non è vero per niente! Ma è comodo pensarlo perché così non siamo costretti a uscire dal nostro porto sicuro. Il "lardo", o meglio il "largo", il mare aperto fa paura, ci costringe a fare i conti con noi stessi, a guardarci dentro, a scoprire le parti di noi che volutamente ignoriamo, ci impone di fare i conti con la paura del fallimento, con il timore di guardare il vero volto di chi ci circonda,  perché nel momento in cui tiri giù la maschera, mostrando il tuo volto reale, autentico, quello di chi vuole esprimere pienamente il proprio essere, stai pur certo che cadranno anche le maschere di chi ti circonda -nel bene e nel male - come quando a poker si scoprono le carte, mostrando tra i giocatori, quelli chi possedevano realmente la scala reale e quelli che stavano solo bleffando.

Ci vuole coraggio a essere felici, perché è vero: quando decidi di vivere  esprimendo pienamente la tua essenza ed essere in linea con le tue più intime aspirazioni, molte delle persone che ti circondano non lo capiranno, alcuni ti criticheranno, altri se ne andranno e, probabilmente, saranno quelli da cui meno te lo aspetti. La tua vita cambierà inevitabilmente, ma saprai che chi ti è rimasto accanto è senza maschera, saprai che le tue relazioni saranno sane, i tuoi sì saranno davvero e i tuoi no saranno no.

Quindi, la prossima volta che ascolti qualcuno che ti indica una via per essere felice in modo autentico (non mi riferisco ai venditori di fumo ma a chi mette a disposizione degli la propria esperienza) rifletti prima di deridere o criticare le sue parole, perché ti posso garantire che, prima di parlare è passato attraverso un fuoco, si è bruciato e ha dovuto far rimarginare le sue ferite. Con molta probabilità si è trovato accanto persone diverse da quelle che si sarebbe aspettato. Una volta rimarginatele ferite, è divenuto più consapevole ed è stato in grado di decidere chi e cosa valesse la pena tenere o lasciare andare nella propria vita. Ha fatto un percorso dentro e fuori di sé. Solo dopo aver affrontato tutto questo, dopo essersi rialzato dalle inevitabili cadute, e aver compreso che nonostante tutto ne era valsa la pena, ha deciso di mostrare generosamente agli altri una strada diversa da quella (solitamente precostituita) che siamo abituarti a vedere davanti a noi. 

Linda Pennone

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