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Qui e ora: non solo meditazione

Se avessi un cassetto pieno di gioielli che valgono una fortuna, ti verrebbe mai in mente di prenderne uno ogni tanto e buttarlo via pensando che che tanto ne hai moltissimi a disposizione, per poi accorgerti a un certo punto che te ne sono rimasti solo una manciata? La domanda è ovviamente provocatoria e la risposta è scontata. Solo qualcuno fuori di testa butterebbe via una fortuna giusto? Eppure, la maggior parte di noi fa esattamente la stessa cosa con la risorsa più preziosa che possiede: il tempo. 

Siamo abituati a vivere costantemente con l'idea che bisogna "fare" (vale a dire studiare, lavorare, sudarsi, meritare, fare la gavetta, ecc.) e nel frattempo immaginare un futuro in cui finalmente poter godere del frutto dei nostri sforzi, il momento del successo, delle vacanze, del premio o del meritato riposo, durante il quale finalmente potremmo fare quello che amiamo. Tutto coerente e veritiero, ma soltanto in parte, perché molte volte, durante il  "fare" ci dimentichiamo di vivere, nel senso che mettiamo in stand by tutto quello che ha a che fare con la sfera dell'appagamento e del piacere, sperando che il tempo trascorra nel modo più veloce possibile, per poi poter finalmente arrivare alla parte in cui "vivremo".  

E qui entra in ballo il famosissimo e inflazionato qui e ora.

L'espressione qui e ora rimanda immediatamente all'idea della meditazione, al momento in cui ci si raccoglie, si respira profondamente cercando di concentrarsi sul momento presente, facendo spazio nella mente, ascoltando e accettando le proprie emozioni. Tutto giusto e utile, ma insufficiente, se non lo si applica quotidianamente e in ogni situazione. 

Praticare il qui e ora significa comprendere che vita è anche il momento che stai trascorrendo nel traffico per andare in ufficio, o quando hai la preoccupazione di non avere abbastanza denaro per arrivare alla fine del mese, quando svolgi un lavoro che non ti piace e vorresti cambiarlo, o ancora, quando una relazione a cui tenevi sta finendo.

Ebbene, quando ci troviamo in situazioni simili,  non vediamo l'ora, giustamente, di venirne fuori. Il rischio però è pensare che stiamo vivendo un momento totalmente negativo, durante il quale le uniche emozioni ammesse sono la rabbia e/o la frustrazione che sfociano inevitabilmente nella lamentela e  non possiamo fare altro se non attendere che termini. Il punto è che ogni circostanza richiede tempo per trasformarsi e quel tempo che trascorriamo ad attenderne  la fine non ci sarà restituito mai più.

Siamo da sempre abituati a "lavorare per vivere". Questa espressione è un po' l'emblema del modo in cui siamo soliti affrontare la quotidianità, perché, in qualche modo, sottintende che c'è un momento in cui di fatto non si vive, ma si aspetta di farlo. 

Nel frattempo però quante ore, giorni, mesi o anni, che non ci saranno mai resi, quante occasioni per vivere pienamente e consapevolmente avremo sprecato? 

Che ci piaccia o no, viviamo anche quando lavoriamo duramente, quando siamo imbottigliati nel traffico o in coda alla posta. Siamo vivi e abbiamo l'occasione di essere presenti a noi stessi anche nei periodi della nostra vita in cui ci sembra di essere caduti in un incubo e vorremmo solo svegliarci e scoprire che non era vero nulla. 

Prima di giungere a conclusioni affrettate, sappi che non parlo del lato positivo delle cose, perché molte situazioni un lato positivo proprio non ce l'hanno, ciò di cui sono convinta però è che in ogni circostanza abbiamo la possibilità di scegliere di vivere al meglio e consapevolmente il presente, qualunque esso sia, sapendo che, in ogni caso, quel tempo non ci sarà restituito.  

Non dico che sia semplice, altrimenti non sarei qui a parlarne, dico solo che vale la pena rifletterci e lavorarci, imparare a dare un nome alle nostre emozioni (non solo alla rabbia) ad accettarle e comprendere che ciascuna di esse avrà qualcosa da raccontarci di noi stessi, potrà capitare che ci racconterà cose che non vorremmo sentire, d'altra parte, riconoscere e accettare le nostre "ombre" è la conditio sine qua non per diventare persone felici. 

Vivere pienamente vuol dire anche far caso alle piccole cose che accadono anche nei momenti più bui. Durante uno dei momenti peggiori della mia vita, quello che ha preceduto la separazione da mio marito, la madre della migliore amica di mia figlia mi fece una telefonata, durante la quale, con molta delicatezza mi disse  semplicemente: "Se hai bisogno ci sono." Non era una mia amica all'epoca, l'avevo vista una sola volta.  

Quel giorno scoppiai a piangere e, ancora oggi, quando penso a quelle parole, gli occhi mi si riempiono di lacrime. Oggi, a distanza di quasi dieci anni, non posso chiamarla solo amica, perché  in realtà è molto di più, è la sorella che non ho mai avuto! 

Se in me avesse prevalso solo l'angoscia del momento, se non avessi fatto caso a quella mano tesa, magari le sue parole sarebbero passate inosservate, le avrei liquidate come frasi di circostanza o magari ne sarei stata infastidita. Se avessi vissuto quel periodo totalmente proiettata nel futuro, se non avessi creduto che anche quel presente, sebbene pieno di sofferenza e frustrazione, potesse avere qualcosa da offrirmi, forse l'amicizia tra noi non sarebbe nata.

Essere presenti a noi stessi significa far caso a quello che ci accade, ascoltare le nostre emozioni, anche quelle negative e starci, con la consapevolezza che non dureranno per sempre e che comunque hanno il potenziale di farci evolvere e renderci migliori. 

Ci accorgeremo che specialmente nei momenti "peggiori" avremo qualcosa da imparare, avremo l'occasione di comprendere che la rabbia, salvo il momento in cui serve per sfogarci, non è di aiuto nella risoluzione dei problemi, allo stesso modo non lo è la lamentela, lo è invece la piena consapevolezza di ciò che accade, dentro e fuori di noi.

Se sei in auto nel traffico, imprecare contro gli altri automobilisti o contro il fato che ti ha fatto trovare in quella situazione di certo non farà sparire gli autoveicoli davanti a te. Cosa puoi farne di quel tempo allora? 

Non sono qui per darti soluzioni, ma per offrirti spunti di riflessione, di sicuro puoi scegliere se tirar fuori il peggio o il meglio di te e, se sceglierai la seconda opzione, la creatività verrà in tuo aiuto, a prescindere che tu abbia o no un'indole creativa. 

Certo, l'ideale sarebbe cercare di avvicinarci tutti a uno stile di vita che favorisca la serenità e consenta di trascorrere un tempo di qualità, ma non sempre è possibile farlo, inoltre, se davvero  è ciò che desideriamo non possiamo prescindere dal cercare la serenità in noi stessi e dal comprendere che qualsiasi momento potrà essere qualitativamente migliore se tali saranno i nostri pensieri qui e ora.


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