Ti sarà capitato certamente di trovarti in una situazione difficile o semplicemente di sentirti demotivato/a o frustrato/a, pensare che la vita che stai conducendo non ti piace e non avrà mai una svolta.
Possiamo senza dubbio affermare che, anche se in misura e modalità differenti, accade a tutti di sentirsi così e la ragione risiede nella difficoltà che la maggior parte delle persone ha di stare nel qui e ora, un'espressione certamente molto inflazionata e non sempre compresa, su cui però vale la pena riflettere.
Il più delle volte (escludendo ovviamente problematiche mediche diagnosticate, per le quali è opportuno rivolgersi a chi di competenza) quando ci sentiamo demotivati o depressi è perché ci facciamo condizionare da eventi passati che, secondo noi, sono responsabili del nostro attuale presente, di conseguenza, proiettiamo la nostra situazione contingente nel futuro, temendo che potrà essere ancora così, perché il dolore che stiamo provando o il senso di frustrazione per una delusione o un torto ricevuto, tanto per fare qualche esempio, ci hanno segnato profondamente. Tendiamo così a convincerci che non torneremo più a essere felici come prima, perché ormai non siamo più gli stessi.
Nulla è più sbagliato e, soprattutto, auto sabotante di questo ragionamento, a parte per l'unica verità che contiene: non siamo più gli stessi.
Non siamo più gli stessi perché nella vita tutto è transitorio, situazioni belle e situazioni brutte e, per fortuna, lo è anche il nostro modo di percepire le cose che ci accadono.
Proviamo per un attimo a proiettarci anni indietro, a quando eravamo adolescenti e magari il ragazzino o la ragazzina di cui eravamo innamorati ci ha lasciati. Con molta probabilità siamo finiti in un mare di lacrime o comunque abbiamo vissuto una situazione molto frustrante, con un dolore che al momento ci sembrava insormontabile. A ripensarci oggi, quella situazione ci fa sorridere, proviamo tenerezza e soprattutto facciamo fatica a percepirla come vissuta da noi, perché in quell'adolescente ormai non ci riconosciamo più.
Allo stesso modo in cui riusciamo a guardare quell'adolescente con distacco, sarebbe utile provare a fare lo stesso quando viviamo i momenti in cui ci sembra che tutto vada storto.
Proviamo a stoppare nella nostra mente il flusso di pensieri che ci accompagna e osserviamoli per un attimo in modo distaccato, ciò non vuol dire sopprimerne le emozioni, anzi, è indispensabile attraversarle tutte, ma provare a osservarle come se le stesse provando qualcun altro e noi facessimo da spettatori. Questo semplice esercizio ci aiuta a vedere le cose in modo più nitido e a ridimensionare i problemi, a comprendere che tutto quello che stiamo vivendo fa parte del momento presente e solo di quello, non del futuro. Anzi, se è vero, come è vero che il nostro passato ci ha portato nella situazione in cui siamo, il modo in cui decideremo di vivere il nostro presente determinerà certamente il nostro domani.
Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo smettere di esserne schiavi, la chiave risiede nella parola stessa: PASSATO, vale a dire che non c'è più, c'è solo un ricordo più o meno fedele, tra l'altro condizionato dal nostro attuale giudizio, di qualcosa che è già accaduto. Sta a noi decidere se continuare a sentircene perseguitati o cominciare a pensare che forse gli eventi della vita, per quanto brutti possano sembrarci, hanno sempre qualcosa da dire alla nostra vita.
In definitiva, l'unico modo per superare i momenti cosiddetti "NO" è viverli pienamente, ma senza caricarli della zavorra di un passato che non c'è più (e non c'è più nemmeno se è accaduto ieri) e senza proiettarsi nel futuro, credendo erroneamente che sarà così anche domani. Questo approccio ha la capacità di migliorare notevolmente la qualità delle nostre giornate.
Se te lo stai chiedendo, non sono una coach, né una psicologa, ma mi hanno sempre appassionato sia la psicologia, sia i percorsi di crescita personale, che ho messo in pratica nei miei momenti di difficoltà, di conseguenza racconto semplicemente quello che ho vissuto sulla mia pelle e che ha rappresentato la chiave di svolta per affrontarli e superarli. Pertanto, condivido le mie esperienze per offrire spunti di riflessione e cercare di essere utile a mia volta.
Quando il mio matrimonio è finito dopo più di vent'anni, sopportarne il dolore è stato molto difficile, ancor di più lo è stato farmene una ragione.
Non sono una che tende ad abbattersi in generale, per cui ho cercato di reagire al meglio, mi sono fatta seguire da una psicologa, ho continuato a occuparmi dei miei figli e a vivere la mia quotidianità più o meno come sempre. Poi la ricerca di un appartamento da acquistare mi ha tenuto impegnata per diversi mesi, fino a che, finalmente, io e i miei figli ci siamo trasferiti nella casa nuova. Ma, una volta terminato il tran tran di "cose da fare", mi sono resa conto davvero di quello che era accaduto ed è stato allora che una tremenda sensazione di vuoto ha iniziato a pervadermi, mi sono chiesta: "e adesso cosa faccio?"
La nuova realtà mi era piombata addosso all'improvviso e l'amarezza, unita a una sensazione costante di fallimento, la non accettazione del fatto che le cose non fossero andate come io avevo progettato (sai che novità!) mi stavano logorando e stavo diventando schiava di un passato a cui non riuscivo a dare la giusta connotazione: PASSATO.
Avevo commesso errori? Di sicuro, ma a fronte dei miei sbagli, cosa potevo fare?
Gli errori non caratterizzano l'intera nostra esistenza, ma solo il momento in cui li abbiamo commessi. Quindi, in definitiva, potevo solo accettarli, farmene una ragione, cercare di imparare qualcosa da essi e andare avanti, provando a vivere il presente nel migliore dei modi. Non è stato semplice, ci sono voluti diversi mesi, forse più di un anno, ma oggi, quando guardo al passato non ho più il senso di rabbia e fallimento che avevo prima.
Qualche volta mi accade ancora di starci male (sono umana anche io) così inizia puntuale il flusso di pensieri, facendo ronzare nella mia mente parole come "non sarebbe dovuta andare così", o ancora "se non avessi detto o fatto...". Quando succede, mi fermo e mi guardo intorno, vedo la mia casa, i miei figli, la mia cagnolina e improvvisamente mi accorgo che non sta succedendo nulla, che è tutto ok e che in questo momento non c'è alcuna ragione per soffrire o stare male, a meno che non lo voglia io.
La matematica non è mai stato il mio forte, ma, per uno strano scherzo del destino, finisce sempre per venirmi in aiuto: se sono io a poter scegliere di essere schiava del passato oppure di provare a essere felice, per la proprietà transitiva, chi è responsabile della mia felicità?
Puoi vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma non è questo che farà la differenza, perché il vero punto di svolta è chiederti cosa fare con la metà piena.
Puoi accettarla o no, la realtà che hai davanti, qualunque essa sia ora, non cambia solo perché ne vorresti una diversa, potrà farlo soltanto se deciderai di vivere pienamente ogni singolo istante.
Nei momenti o periodi che ti provocano stati d'animo "negativi" blocca il flusso di pensieri e guardarti intorno, accorgiti di cosa c'è ora nella tua vita e cosa puoi fare con quello che hai. Il passo successivo sarà la gratitudine.
Indipendentemente da quello che hai vissuto, ci sarà certamente almeno una ragione per cui oggi sei grato o grata nella tua vita. La gratitudine è un'emozione potentissima, la vera chiave di svolta che ti permetterà di vedere ogni giorno e ogni singolo momento ciò che questa vita (transitoria) ha da offrirti.