Quando si parla di questo argomento, il primo rimando che abbiamo è quello della relazione di coppia, probabilmente perché in quest'ambito la parte disfunzionale del rapporto è molto più semplice (tra tante virgolette) da individuare, dal momento che se ne parla molto. Il web è ormai pieno di psicologi, counselor e life coaches che trattano di rapporti di coppia alla cui base persistono atteggiamenti abusanti, narcisisti, o comunque insani. Sappiamo bene però che le relazioni tossiche possono essere di qualunque tipo e non riguardano necessariamente un rapporto a due.
Vorrei affrontare due aspetti della questione: Il concetto di "amore malato" e i gruppi con caratteristiche settarie.
Amore malato
Per anni ho letto e mi sono documentata su relazioni tossiche, partners abusanti, narcisismo e via dicendo. Non sono una psicologa, pertanto, non mi soffermerò in analisi da addetti ai lavori, di cui non ho competenza. Sono però una persona che nel corso della vita è incappata diverse volte in relazioni disfunzionali o che, col tempo, sono divenute tali.
Grazie a un lungo percorso introspettivo e alla mia innata curiosità circa i meccanismi della mente umana, a un certo punto della mia vita, ho iniziato a documentarmi per cercare di comprendere il motivo per il quale spesso accettiamo di restare in determinate situazioni.
Ritengo però doverosa una considerazione: troppo spesso, nelle varie disquisizioni sull'argomento, si continua a parlare di AMORE SANO E AMORE MALATO. So che sono espressioni utili rendere l'idea su ciò di cui si sta parlando, ma, a mio avviso sono definizioni fuorvianti, per una ragione ben precisa: L'amore malato non esiste, per definizione, l'amore è sempre sano.
Definizione di amore dal vocabolario Treccani: "Sentimento di viva affezione verso una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia."
Quando si definisce un amore come malato, in qualche modo si sottintende che un rapporto tossico abbia comunque, alla base, una qualche forma d'amore, ma questo non è assolutamente vero.
L'amore, di qualunque tipo, non è mai malato. Ciò che può essere malata è la relazione, alla cui base però non c'è più o non c'è mai stato l'amore. Questo genere di rapporti è fondato su insicurezza, desiderio di controllo, gelosia e scarsa autostima. Tutte cose che, al contrario dell'amore, non procurano il bene dell'altro, ma ansia, paura, e malesseri di vario tipo.
Credo che questa sia una precisazione importante, perché se ci si trova dentro una relazione in cui ci si sente in qualche modo abusati, è essenziale sapere che i comportamenti del genere non sono dettati da alcuna forma d'amore, ma da problematiche personali di cui, con molta probabilità, non si ha consapevolezza.
Non occorre che si scomodi il partner geloso e controllante per fare l'esempio di una relazione tossica, lo è anche quella in cui, per esempio, un genitore impone al figlio un certo tipo di studi, facendo leva sul suo senso di colpa per le aspettative che ha riposto in lui, quasi fosse un'estensione di se stesso.
Con buona pace della categoria genitoriale, di cui faccio parte, non c'è amore in questo tipo di comportamenti, ma solo la voglia trasferire sui figli le proprie (spesso mancate) aspirazioni, dando loro l'onere di realizzare quelli che magari erano i nostri sogni e che, per qualche ragione, si sono infranti.
Con questo non intendo assolutamente dire che un genitore che ha questo tipo di atteggiamento non ama i suoi figli, ritengo però utile distinguere i comportamenti dettati dall'amore da quelli dettati altro, nell'esempio sopracitato il "movente" potrebbe essere una voglia di riscatto.
Gruppi settari
Il gruppo chiuso e/o con caratteristiche settarie, sia esso di stampo religioso, politico, commerciale, sportivo e ahimè, a volte, anche di crescita personale, ha alla base la logica del DENTRO/FUORI.
Se la pensi come noi sei dentro, se sei dentro non puoi cambiare idea, perché ciò che pensi deve essere in linea con il gruppo, se vai fuori dagli schemi non sei più accettato e, anche qui, si fa in modo di insinuarti, spesso in modo subdolo, il senso di colpa.
Sia chiaro, le dinamiche di gruppo sono quasi sempre queste, sei dentro e quindi rispetti delle regole, ed, entro certi limiti, è giusto che sia così. Se fai parte di un gruppo sportivo è ovvio che tu debba seguire delle regole comportamentali (che avrai letto e sottoscritto nel momento in cui hai deciso di farne parte). Il rispetto delle regole, in questo caso, è assolutamente sano e funzionale.
Ma nei gruppi settari le regole non ti vengono dette né sono scritte da qualche parte e, di solito, la libertà viene sottratta poco per volta, senza che tu te ne renda conto, anzi, attraverso tecniche manipolatorie, alla fine tu stesso sarai indotto a rinunciarvi, in nome di una fede o un ideale che crederai aver scelto tu, ma che in verità, ti è stato praticamente somministrato.
Che piaccia o meno, che il leader lo faccia in modo consapevole o no, la verità è questa: ogni gruppo di stampo settario nasconde dentro di sé relazioni disfunzionali che si basano su una qualche forma di manipolazione e sul controllo della vita dei membri, anche quando il gruppo nasce per nobili scopi.
Non sto raccontando nulla di nuovo, ovviamente, ma ciò che, in modo evidente accade nelle sette o gruppi con caratteristiche settarie, succede, a piccole dosi, nella vita di tutti i giorni, solo che il più delle volte, non ce ne rendiamo conto.
Il punto è che siamo molto più fragili di quello che pensiamo, soprattutto in momenti della vita in cui ci sembra che le nostre certezze tendano a vacillare e, spesso, abbiamo bisogno di una guida da cui trarre ispirazione. Questo atteggiamento può però indurci a delegare ad altri scelte importanti, che dovrebbero essere frutto delle nostre riflessioni, non di ragionamenti indotti.
Chiarisco il concetto con un esempio banale: ultimamente mi è capitato di ascoltare alcuni fedeli di un'istituzione religiosa, che facevano discorsi inclusivi nei confronti di persone di "orientamenti sessuali di minoranza". La cosa in sé è assolutamente giusta e condivisibile. Il punto che mi fa riflettere, però, è la seconda parte del ragionamento, che faceva riferimento al motivo dell'inclusione: l'uomo a capo della suddetta organizzazione religiosa ha detto che non bisogna avere pregiudizi.
A questo punto, la domanda sorge spontanea: se, per assurdo, il suddetto uomo avesse fatto un ragionamento razzista, per intenderci, i fedeli cosa avrebbero pensato? Ci sarebbe stata la stessa apertura o avrebbero seguito comunque i dettami del loro capo spirituale? La storia purtroppo ci insegna che la risposta è tutt'altro che scontata.
Il punto è che un rapporto non può dirsi sano, né amorevole se ci si rende conto di non essere liberi di pensare con la propria testa. Ciò non significa necessariamente che qualcun altro ci stia privando letteralmente della libertà, ma che le nostre opinioni non sono nate tanto da domande alle quali abbiamo cercato di trovare una risposta, attraverso una riflessione personale, quanto da qualcuno che ci ha fornito una risposta preconfezionata, prima ancora che potessimo formulare la domanda, spacciandocela per verità assoluta.
Si commette un grave errore pensando che certe dinamiche avvengano solo all'interno di gruppi di stampo settario, con l'erronea convinzione che a noi certe cose non capiteranno mai. Spesso siamo noi stessi a privarci della nostra libertà, delegando a qualcun altro la scala di valori su cui basare la nostra vita. Lo facciamo per svariate ragioni, la paura di non essere accettati, di essere giudicati, o, probabilmente, il timore che le persone a cui teniamo si allontanino da noi.
Ogni volta in cui facciamo questo tipo di ragionamento, rischiamo di diventare vittime di relazioni disfunzionali, in famiglia, con il partner, con gli amici e nei gruppi di cui facciamo parte.
Non possiamo controllare le decisioni altrui, ma questo non può condizionare le nostra vita. Le nostre azioni dovrebbero essere guidate dal desiderio di essere persone felici, non dal fatto di voler compiacere gli altri per timore che se ne vadano. Tutte le nostre scelte comportano un cambiamento nel corso del quale ci sarà chi si avvicinerà alla nostra vita e, con molta probabilità, correremo il rischio che qualcun altro se ne allontanerà.
A questo proposito, ritengo utile concludere con una frase di Mary G. Baccaglini: "Chi va via dalla tua vita non crea vuoto, crea spazio."
Buona vita.
Linda
Testo di esempio