di Linda Pennone
Introduzione
La vicenda si svolge a Napoli, a metà degli anni quaranta, nell'immediato dopoguerra, in una casa al piano terra di un condominio di Via Veterinaria, abitato per lo più da famiglie appartenenti alla media borghesia napoletana. I protagonisti della storia però sono molto più in basso nella scala sociale, siamo infatti nella casa di Donna Concetta, vedova e facente funzioni di Costantino, il defunto marito, custode del palazzo.
Personaggi:
Il Diavolo: protagonista inconsapevole e narratore della storia
Donna Concetta: vedova e madre di due figli
Salvatore: figlio diciottenne di Concetta
Maria: figlia undicenne di Concetta
Giuseppina: nipote di Concetta (figlia della defunta sorella) giovane vedova e anch'essa madre di due bambini.
Caterina (detta la "vecchia Catarina"): vecchia megera e matrigna di Giuseppina
Sia Caterina che Giuseppina con i suoi bambini sono ospiti nel piccolo appartamento di Concetta, poiché la loro casa è stata distrutta dai bombardamenti.
Fattucchiera: amica di Caterina
Elvira: giovane fidanzata di Salvatore, ragazza chiacchierata e oggetto di maldicenze nel quartiere. Non compare mai nella storia, ma ne è, suo malgrado, il movente.
Storia di un povero Diavolo
Era un periodo in cui avevo deciso di ritirarmi a vita privata, capirete che dopo due guerre mondiali, un olocausto e la bomba atomica, di confusione nel mondo ne avevo creata abbastanza, anzi, quello che era accaduto si era spinto ben oltre le mie aspettative! Non avevo pertanto alcuna intenzione di intromettermi nelle vicende personali di una misera famiglia. Sono stato invocato e chiamato in causa più volte e credetemi, di questo mi è testimone anche Colui che per me è innominabile. Ma c'è stato un momento della storia in cui ho deciso che non potevo fare a meno di intervenire, ne andava della mia dignità! Ma procediamo con ordine.
Le urla in quella famiglia erano diventate di ordinaria amministrazione. Da quando il povero Costantino era venuto a mancare, Concetta aveva preso le redini della famiglia e, benché suo figlio avesse diciotto anni e lavorasse, sua madre non ammetteva repliche, se le ragazze che frequentava non le garbavano, di storie non ce n'erano, il rapporto si doveva interrompere. Elvira, la ragazza di cui Salvatore era innamorato, a Concetta proprio non andava giù. Ma stavolta la questione era più complicata del solito, perché Salvatore di mollare Elvira non voleva assolutamente saperne e la cosa stava mandando letteralmente fuori di testa sua madre. Non si contavano le liti, le ciabatte volanti che arrivavano dalle mani di Concetta verso suo figlio. E, vi dico la verità, per un po' è stato uno scompiglio che mi ha anche divertito. Intanto Maria, la piccola di casa, nascosta dietro la porta della camera da letto, si divertiva ad ascoltare i battibecchi tra sua madre e suo fratello.
"Quella è una poco di buono, tu la devi lasciare!" Concetta era una donna timorata dell'Innominabile, ma soprattutto era una donna che conosceva l'amaro sapore delle chiacchiere e dei pregiudizi, essendo stata una ragazza madre, Salvatore, infatti era figlio di un uomo che aveva l'aveva abbandonata subito dopo aver saputo della sua gravidanza. Lei stessa fu additata come poco di buono e sarebbe rimasta sola con un figlio illegittimo, se non fosse stato per Costantino, un giovane vedovo senza pregiudizi e con la mente aperta, che la sposò e riconobbe Salvatore come suo figlio.
Concetta non poteva permettere che anche suo figlio fosse oggetto di chiacchiere. Quella relazione doveva terminare al più presto, con ogni mezzo possibile.
Vi starete chiedendo io in questa storia che c'entro, beh me lo sono chiesto tante volte anche io, abbiate un poco di pazienza e capirete.
La "vecchia Catarina" era la personificazione della cattiveria, lo si capiva già dal suo sguardo arcigno e sempre corrucciato (e, se lo dico io vi potete fidare!). Quella donna era la brutta copia dell'incrocio tra la matrigna di Cenerentola e la strega di Biancaneve, una megera, insomma, che, in accordo con la sua amica fattucchiera, decise di approfittarsi della situazione per spillare un po' di soldi alla povera e ingenua Concetta. "Cunce', secondo me quella è posseduta dal Demonio, credi a me, qua se non si fa qualcosa la situazione diventa irreparabile, ma non la vedi quant'è brutta? Salvatore come si innamorava di lei, sicuramente gli ha fatto un maleficio!" Maria intanto, di nascosto, ascoltava tutti i discorsi e, pur essendo piccola, le dispiaceva per Elvira. L'aveva vista un paio di volte, mentre era assieme a sua madre, le piaceva, ma non le era permesso di rivolgerle la parola, anche se, senza farsi vedere da Concetta, le sorrideva e le faceva l'occhiolino. "Non è brutta Elvira, tu lo sei vecchia strega!" la bambina quella volta non riuscì a restare in silenzio sentendo la megera parlare in quel modo di quella povera ragazza. "Maria, non ti permettere più! Chiedi immediatamente scusa a Catarina, vieni subito qui, ho detto!". Maria scappò via veloce verso la porta, Concetta stava per acciuffarla, ma dalla porta entrò Salvatore, che come sempre la prese in braccio per salutarla. Maria gli buttò le braccia al collo e con la scusa di dargli un bacio gli sussurrò nell'orecchio "portami via, poi ti spiego." e i due si dileguarono nella stanza. "La prossima volta che ti permetti te le do di santa ragione!" Urlò sua madre.
Il piano di Catarina aveva un duplice scopo: il primo era convincere Concetta a rivolgersi alla sua amica fattucchiera che, dietro lauto compenso, avrebbe neutralizzato il maleficio e allontanato Elvira da Salvatore. Il secondo e ben più importante intento era fare in modo di avvicinare Giuseppina a Salvatore, affinché potessero fidanzarsi e sposarsi, anche se quest'ultimo aveva quindici anni meno di sua cugina. Ma se fosse riuscita nel suo progetto, lei e la sua figliastra sarebbero passate ben presto da ospiti a padrone di casa. Credetemi, la megera aveva una mente talmente diabolica da far accapponare la pelle perfino a me!
La fattucchiera fu invitata un pomeriggio a casa, così, mentre Concetta preparava il caffè, le diede precise istruzioni: "Dovete andare in chiesa tutte le mattine per una settimana, ma dovete pregare il Demonio!" Concetta spalancò gli occhi terrorizzata, mentre Maria, come al solito, nascosta in un angolo mormorava tra se e se: "se ci fosse stato papà avrebbe preso ste due streghe imbroglione per i capelli e le avrebbe buttate fuori di casa!". Intanto la fattucchiera continuò seria, come se ci credesse realmente: "In chiesa dovete recitare a bassa voce questa cosa qua: Chi ha avut, ha avut, ha avut, chi ha rat, ha rat, ha rat
Ora, capirete bene che anche Satana ha una sua dignità, per me era inaccettabile che mi si umiliasse in questo modo, insomma, invocare il Diavolo con il ritornello di una nota canzone napoletana per me era troppo! Io in questa storia non c'entravo nulla e non volevo entrarvi, ma mi avevano provocato e stavano oltrepassando i limiti, sarei intervenuto!
Concetta seguì alla lettera le indicazioni della fattucchiera e per una settimana si recò in chiesa al mattino a recitare quell'a dir poco imbarazzante mantra. Al sabato poi si sarebbero ritrovate tutte a casa, dove, a detta della strega, a mezzanotte sarei comparso e lei, recitando una formula magica (con molta probabilità, ancora più imbarazzante del mantra recitato da Concetta) mi avrebbe definitivamente neutralizzato.
Fu allora che decisi di punirle. Quelle donne mi avevano messo in mezzo a una storia, con la quale non avevo nulla a che vedere, mi avevano disturbato, invocandomi tutte le mattine con la classica napoletana, ora per neutralizzarmi cosa avevano intenzione di recitare Funiculì funiculà? Insomma, i libri di religione parlano sì male di me, ma con rispetto, che umiliazione è questa? Avrei dato io una bella lezione a quelle megere, sarei comparso realmente e le avrei spaventate oltre l'immaginabile!
Quel sabato sera cenarono prima del previsto, poi Concetta diede ordini a Maria di sparecchiare e lavare i piatti, la piccola ne fu felice, sia perché era la prima volta e la cosa la faceva sentire grande, sia perché sapeva bene che il finestrone della cucina affacciava lateralmente al giardino dove si sarebbero viste le donne per invocarmi. Da lì non avrebbe potuto vedere, né essere vista, ma, come sempre, poteva ascoltare tutto.
Maria riordinò accuratamente tutta la cucina e ripose tutte le stoviglie in ammollo in un catino pieno d'acqua che appoggiò sull'ampio davanzale della finestra. La ragazzina voleva fare bella figura con sua madre e pensò che lasciandole in ammollo si sarebbero lavate meglio. "Dopo sciacqua tutto e vai a letto" Tuonò Concetta. Maria annuì, ma non aveva alcuna intenzione di obbedire. Io intanto mi appostai rannicchiato sotto il finestrone, dietro una rigogliosa pianta di rosmarino. Allo scoccare della mezzanotte, quando le donne sarebbero state intente a recitare il loro mantra, avrei urlato con la mia voce cavernosa da Diavolo e le avrei fatte stramazzare a terra dalla paura...e sì, un po' mi spiaceva per la bambina che mi stava anche simpatica, ma così avrebbe smesso anche lei di ficcare il naso dove non avrebbe dovuto!
Mancavano dieci secondi a mezzanotte, io mi stavo preparando a dare il meglio di me, quando improvvisamente sentii rumore di stoviglie che urtavano fra loro e, un attimo dopo, mi cadde addosso il catino con le stoviglie e l'acqua, nel quale, inavvertitamente la bambina aveva messo il piede, prima di saltare giù dalla finestra urlando a squarciagola "Sono il Diavoloooo Buuuhhhhhh!" Poi scappò in camera ridendo a crepapelle. Alle tre donne, per poco non prese un colpo e la più spaventata fu proprio la fattucchiera. Quanto a me, che dire? Umiliato fino alla fine, la ragazzina mi aveva spaventato, rubato la scena e, per di più, mi aveva rovesciato addosso un catino pieno di acqua gelida.
Breve storia felice: c'era una volta il Diavolo, l'ignoranza e la paura, poi arrivò una bambina curiosa e furbetta. Fine della storia.
PS: la bambina della storia è la mia mamma e la storia è ispirata a un fatto realmente accaduto (se ve lo state chiedendo, il Diavolo non è mai comparso)
© all right reserved
Testo di esempio